Lavoratori stranieri

 

Una persona di origine straniera parla una lingua diversa dall’italiano. La cosa è rilevante sotto diversi aspetti, in quanto una lingua non è semplicemente una collezione di parole organizzate secondo regole grammaticali.

Per l’essere umano la lingua è come una lente attraverso la quale guardare il mondo, come disse de Saussure. In altre parole, come accade per la cultura nella quale un essere umano è allevato, la lingua costituisce un insieme di schemi mentali utili a comprendere la realtà. Un tale strumento assume inevitabilmente il ruolo di un filtro delle esperienze e influisce sulla nostra percezione del mondo.

Io stesso sono unostraniero immigrato, essendomi trasferito in Norvegia con la mia famiglia all’età di sette anni. Oggi, da adulto, mi sento perfettamente integrato e comunico in norvegese perfino meglio di come faccio nella mia lingua madre, il danese.

Tuttavia rimane qualcosa, un retaggio della mia infanzia danese, che rimane inamovibile, qualcosa che non potrei cambiare nemmeno se lo volessi. Si tratta di quei tratti distintivi della cultura in cui sono cresciuto, sia in Danimarca, nel corso della mia prima infanzia, sia in Norvegia, nel contesto della mia famiglia.

Ogni cultura, e così anche ogni lingua, è una convenzione accettata e condivisa dai membri di una comunità. In quanto tale, cultura e lingua sono dei costrutti artificiali.

Tuttavia, agli occhi dell’individuo, la propria cultura e la propria lingua appaiono rispettivamente come i modi più naturali di comportarsi e di esprimersi.

Una persona che conosco mi raccontò di aver insegnato norvegese a un gruppo di immigrati di origine turca. Uno di essi un giorno ebbe a dire: “Il norvegese è davvero difficile. Uno è costretto ad applicate molte regole per dire qualsiasi cosa. Il turco è molto più facile: noi diciamo le cose semplicemente così come sono”.

Credo che noi tutti possiamo riconoscerci in questa semplice affermazione, nel senso che tutti noi, nel profondo, riteniamo che nella nostra lingua, le cose si dicano in un certo modo semplicemente perché le cose stanno in quel modo.

Le persone si comportano secondo logica, continuamenmte. Quando si verificano problemi di comunicazione sul posto di lavoro fra impiegati di origine straniera e colleghi di origine locale, spesso ciò è dovuto al fatto che l’immigrato continua ad usare la cornice interpretativa tipica della propria cultura di origine.

Ciò che serve, in questi casi, è dunque fare chiarezza su quali siano, in quello specifico contestoculturale, i modi universalmente accettati di comportarsi e di esprimersi.

 

In altre parole, sebbene tutti gli esseri umani usino la logica, essi applicano spesso regole logiche diverse. La nostra logica può apparire estremamente poco logica in un contesto culturale profondamente diverso.

Un immigrato che prova a inserirsi in una cultura differente ha bisogno di assistenza da parte di persone cresciute all’interno di essa. È responsabilità della popolazione locale favorire attivamente questo processo di apprendimento.

Nella mia decennale esperienza in Norvegia non mi è mai capitato di incontrare immigrati che si lamentassero di ricevere troppo aiuto in questa direzione.

La maggior parte degli immigratio che ho assistito si lamentano del fatto che i norvegesi non offrono loro l’aiuto necessario nè a comprendere le situazioni nelle quali essi si vengono a trovare, nè ad esprimersi correttamente in quelle situazioni.

 

Nel contesto del programma di integrazione Mentor, il modo in cui si possa aiutare un immigrato a integrarsi in una nuova comunità è descritto all’interno della presentazione del ruolo del mentore, ed è così importante da conferire il nome allìntero programma.

Da parte sua, l’impiegato di origine straniera si impegna, all’interno del programma a:

  • Comprendere quali aspettative abbia il datore di lavoro in riferimento agli incarichi affidatigli. Ciò include una comprensione ottimale delle aspettative rispetto a ciò che l’impiegato/a sia in grado di fare, capire, leggere e scrivere;
  • Individuare le difficoltà oggettive, cioè quali di queste aspettative non possano, al momento iniziale, essere soddisfatte a causa di eventuali deficit di comprensione di origine linguistica o culturale;
  • Chiedere attivamente aiuto nei casi in cui ciò sia necessario;
  • Porre tutte le domande necessarie a comprendere a pieno il proprio ruolo sul posto di lavoro;
  • Dare feed-back costruttivi al proprio mentore, perché questi possa, durante il processo, migliorare continuamente la propria capacità di offrire aiuto adeguato;
  • Gi mentor tilbakemelding/feedback på hvordan mentor coacher den minoritetsspråklige;
  • Contribuire attivamente a generare proposte creative per innovare il sistema di lavoro e la collaborazione tra colleghi.

 

Un impiegato di origini straniere è una persona umana con gli stessi bisogni, gli stessi interessi e le stesse emozioni dei suoi colleghi di origine locale.

L’unica differenza oggettiva tra un immigrato e una persona di origine locale consiste nel fatto che l’immigrato è costretto a esprimersio in una lingua diversa dalla propria lingua madre e a interfacciarsi con un sistema culturale/sociale a lui sconosciuto.

A volte le differerenze culturali sono notevoli, ma ho sempre riscontrato la possibilità di superare le barriere e instaurare una collaborazione efficace usando il programma di integrazione Mentor.

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